Giochi: ecco il testo integrale dell'intervento di Baretta a Milano. "L'online il prossimo obiettivo vista la sua pericolosità"
“La prima considerazione è che dobbiamo partire che negli ultimi anni abbiamo esagerato, nella diffusione del gioco, per varie ragioni. C’è stata un’esplosione del gioco anche superiore agli equilibri del mercato. Questo ha portato a dimensioni del volume del gioco che ha raggiunto i 95 miliardi di euro. Questo elemento ci obbliga a dire che è necessario intervenire per razionalizzare e per riformare il settore. Ovviamente questo presuppone anche il concetto che si è esagerato e di assumere di conseguenza un atteggiamento di equilibrio. Non si è esagerato nel concetto ma nella dimensione, nel volume ed in alcune caratteristiche del gioco. Sono almeno due anni che il sottoscritto cerca di mettere all’ordine del giorno il settore del gioco, ma c’è il rischio che le cose vadano per le lunghe. Bisogna premettere che nell’approccio del Governo, non portiamo avanti una linea proibizionista. Abbiamo corretto una linea lassista, cambiando la posizione del Governo che prima faceva quasi solo da spettatore. Il gioco è parte della vita e l’obiettivo strategico è di portarlo dagli eccessi ad una dimensione di normalità. Quindi non c’è proibizionismo anche perché la malavita organizzata è dietro l’angolo. Non è vero che si combatte la malavita ampliando il perimetro di gioco, ma non è vero nemmeno il contrario. Se da un lato si riconosce che abbiamo esagerato, dall’altro abbiamo bisogno di una linea riformista, ma dobbiamo dire che la riforma procede per gradi. Ed è un punto di incomprensione con alcuni organi associativi. Per ogni problema che risolviamo ce n’è un altro da risolvere. Con la riforma so che non risolveremo tutti i problemi del gioco, perché prendiamo in mano una cosa lasciata per anni, ma so che una volta che abbiamo iniziato, presto si faranno anche altri passi in avanti. Adesso non ci occuperemo dell’online, ma so che è un problema ancora più grosso di quello che stiamo affrontando. Ma partiamo dalla coscienza che al momento non siamo in grado e che non basta una sola riforma per l’online. I ragazzi possono non entrare nelle sale da gioco, ma con i loro telefonini giocare tranquillamente da casa. Sappiamo che è un grande problema, ma non ora. Ci concentriamo su un primo passaggio. Quello dell’offerta di gioco e della distribuzione sul territorio. Dovremo tentare una riforma che dia un po’ di omogeneità nazionale perché in assenza di una regolamentazione nazionale, ogni regione o comune ha preso dei provvedimenti. Non tutti, in verità, degli 8000 comuni e quindi il risultato è che i provvedimenti sono a macchia di leopardo. Abbiamo situazioni di proibizionismo ed altre in cui ci si approfitta di tale proibizionismo per fare incetta di apparecchi. Ad esempio, Scurcola Marsicana, piccolo comune in provincia di Avezzano, che fa in proporzione il massimo della raccolta nazionale. Come mai? Una qualche omogeneità nazionale è assolutamente necessaria. Il problema non è il potere degli enti locali che noi non mettiamo in discussione, anzi se siamo fermi è proprio perché non prenderemo provvedimenti se non insieme agli enti locali. Il vero problema è la frantumazione che oggi ha il gioco e che un singolo intervento locale non è in grado di risolvere la questione. In più, se non c’è un’omogeneità di carattere nazionale o per aree, anche i singoli provvedimenti possono avere effetti non valutabili. Le distanze per esempio non riducono il problema del gioco ma lo spostano. Quindi abbiamo Via Condotti a Roma pulita del gioco ma il quartiere Tiburtino che di fatto è un quartiere a luci rosse del gioco. E’ una contraddizione che va gestita. Non è una buona politica quella di concentrare il gioco in alcune aree che sono anche quelle più difficili. In quest’ottica è anche evidente che non basta curare ma bisogna prevenire. Cosa può fare il Governo ed il Mef per aiutare la prevenzione? La strada che abbiamo pensato essere la più efficace è ridurre l’offerta di gioco. La prima ridurre di almeno il 30% le slot presenti sul territorio e la seconda dimezzare il numero dei punti gioco in un arco di 3/4 anni. Oggi i punti gioco adibiti a slot sono 96 mila in Italia. 400 mila Awp. Ma perché non si riducono anche le Vlt? Non c’ho pensato perché sono 50 mila e mi è sembrato che la questione principale fosse ridurre il massimo della giocata. Questo va anche contro il riciclaggio e riduce di fatto l’offerta. Il secondo blocco, dopo queste due operazioni, è dire dove vanno messi i punti gioco. Se andiamo verso un dimezzamento, è chiaro che si relativizza il problema di dove collocarli. Il problema con gli enti locali è proprio la distribuzione equilibrata sul territorio. Togliamo tutte le slot dagli hotel e dalle spiagge. Ma bisognerà individuare dei bacini. Lasciamo la discrezione ai comuni, ma il risultato finale deve essere una ridistribuzione sul mercato. Se lasciar libero ai comuni significa che possono essere di nuovo protezionisti, allora dobbiamo chiarire in partenza. Dobbiamo fare in modo che quelle che rimangono lavorino. Ovviamente mentre facciamo questo dobbiamo fare un’altra operazione. Che le slot sul territorio siano riconvertite e con controllo da remoto. Attenzione, non vuol dire che diventeranno le nuove Vlt, non c’entra niente. Le slot controllate da remoto, sono comunque slot, con basse giocate e basse vincite. Tutto quello che si deciderà dovrà essere fatto valutando l’aspetto salute e l’aspetto privacy, non lo deciderà il Mef da solo. In questi due anni è stato fatto un passo avanti, per esempio con l’idea della tessera sanitaria che oggi è prevalente, ma questa è una decisione che deve essere il risultato di una condivisione tra privacy, rispetto della persona. L’obiettivo non è controllare i giocatori, ma aggredire la ludopatia.
La questione delle sale. Faremo molti controlli sulle sale di tipo A. Se riduciamo della metà e controlliamo meglio quelle che ci sono, facciamo un passo in avanti, non indietro.
Il fatto che non esista una legislazione europea, come c’è nei tabacchi, ogni stato si muove da solo. Qualche passo in avanti lo possiamo fare con la pubblicità sui giochi, valutando meglio il problema delle fasce orarie. Sono anche favorevole alla totale proibizione, anche se la totale proibizione sul fumo non ha ridotto il consumo, ma temo che in assenza di una legislazione europea una cosa così drastica abbia delle conseguenze controproducenti. Come Governo italiano apriamo un confronto in europa per proporre che ci sia una regola europea per l’abolizione della pubblicità.
La domanda cruciale che fanno sempre: ma quando? Appena siamo pronti. Non voglio più fare una conferenza, entrando con un accordo ed uscendo con un rinvio. E’ talmente urgente fare l’accordo che è meglio approfondirlo un altro po’. Costruiamo una situazione nella quale il più presto possibile arriviamo ad un’intesa, con l’occhio benevolo dell’associazionismo”.
(Agimeg/ip)