Delega Fiscale: Baretta (MEF), "Vicini alla soluzione. Abbiamo messo a punto un codice dei giochi che riordina il settore"

 

Riuscire a trovare la quadra non è affatto facile, perché gli interessi in campo sono tanti e divergenti. In ballo, perdipiù, c'è la sovrattassa da 500 milioni prevista dalla legge di Stabilità 2015. I 13 concessionari che operano in Italia hanno già pagato la prima rata di 200 milioni, anticipando la parte dovuta dalle 3.500 società che si occupano della gestione. A ottobre dovranno però pagare i restanti 300 milioni e vorrebbero garanzie di riavere indietro quanto a loro dovuto, visto che all'appello mancherebbero ancora circa 100 milioni.

 

"L'esperienza del pagamento della prima rata ha reso evidente la necessità di un riconoscimento reciproco tra i soggetti protagonisti della filiera", spiega Baretta, "per questo nella riforma abbiamo previsto un contratto tipo tra concessionari e gestori con l'obiettivo di indicare la strada al mercato". L'intenzione, in altri termini, è garantire ai concessionari la certezza sul rispetto dei pagamenti da parte dei gestori, e a questi ultimi un rapporto equo con i concessionari. Per quanto riguarda il prelievo fiscale, il governo vuole invece passare dalla tassazione sul giocato a quella sui ricavi. In pratica le aliquote salirebbero (dal 13 al 60% nel caso delle videolottery, per esempio), ma verrebbero calcolate non più su quanto giocato dai clienti ma sulla differenza tra quanto giocato e quanto restituito sotto forma di vincita, ovvero il pay out. «Prevedendo però una banda di oscillazione per il pay out», precisa Baretta, per evitare problemi al gettito erariale.

 

La riforma prevede poi una riduzione delle slot, tra 80 e 100 mila, con una razionalizzazione sul territorio. Tra gli obiettivi dell'esecutivo c'è anche quello di tutelare meglio la salute pubblica ed evitare patologie del gioco. Sui tempi della riforma, Baretta rimanda ovviamente alle decisioni di Palazzo Chigi, ma prima bisogna affrontare due punti critici. La norma prevede una riserva di Stato sulla materia e servirà quindi trovare l'accordo con comuni e regioni per gli aspetti che resteranno di loro competenza, "e bisognerà ridurre al minimo la pubblicità".

 

(Agimeg/rg)

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