Baretta: “La Delega fiscale rappresenta una opportunità per il settore del gioco per divenire protagonisti di una nuova fase”
"In questi sei mesi, ho incontrato tutti, tutte le parti del settore, dalle singole imprese alle associazioni di rappresentanza. E’ emerso un lavoro evolutivo che ha portato all’elaborazione di diverse bozze della delega, il che non è sintomo di indecisione ma di apertura del Governo verso un approccio che vuole migliorare quello che può e deve essere migliorato.
Non possiamo negare che in questi anni lo sforzo dell’Amministrazione ha portato l’Italia a divenire esempio di come si è combattuta l’illegalità ma questa battaglia ha portato inevitabili eccessi nella gestione complessiva del settore. Siamo stati un esempio motore per altri Paesi ma questo ha rappresentato anche una esplosione del mercato.
Dobbiamo fissare dei capisaldi. Tre in particolare. Tutela della salute pubblica, lotta all’illegalità e dimensione fiscale, questi tre aspetti sono un problema unico. Dobbiamo operare un cambio di mentalità per una assunzione collettiva di responsabilità che va fatta in primis dallo Stato. Il presupposto è la conferma della riserva statale e del regime concessorio. Vogliamo conservare l’idea della riserva statale. Abbiamo – per questo – bisogno di interloquire con tutte le parti, il Parlamento, gli enti locali e la filiera.
Anche da parte vostra ho notato il tentativo di arrivare a questo cambio di mentalità. La vicenda dei 200 milioni è stata un successo condiviso esemplare, Astro ha contribuito notevolmente a questo risultato anche se non è un percorso compiuto ma che va rafforzato ulteriormente.
TRE OBIETTIVI – Occorre – ha continuato Baretta – dare a questo settore il suo spazio legittimo e fare un salto di qualità agendo su alcuni punti semplici di razionalizzazione:
1) razionalizzando l’offerta – dalla distribuzione territoriale al punto vendita finale (Bar, tabacchi ma anche luoghi dedicati e sale giochi);
2) razionalizzando i flussi finanziari: con l’operazione cassetto, passando al margine il che non rende marginali i gestori che saranno l’intermediazione tra concessionario e punto di gioco;
3) razionalizzando l’organizzazione del settore.
TRE CRITICITA’ – I tre punti critici che non sono ancora risolti invece sono legati alla questione della pubblicità, il rapporto con gli enti locali e il conferimento della giusta dignità a questo settore.
Il tema della pubblicità è molto sentito anche a livello parlamentare. La proposta di intervenire sulle fasce orarie è insufficiente, in che misura possiamo intervenire?
Il secondo problema molto delicato è il rapporto con gli enti locali. Le regioni e i comuni sono intervenuti in assenza di un contesto razionale e nazionale di legislazione. Il legislatore è stato carente in questo, ad eccezione dell’intervento del decreto Balduzzi, anticipatore degli interventi regionali. Un aspetto è quello relativo alle distanze, che in Italia significa in poche parole adottare una politica no-gioco: questa sarà una questione che il governo deve affrontare. Sono contrario alla creazione di zone di gioco, convinto del fatto che sesi creano zone dedicate, attorno avremo inevitabilmente un quartiere ‘a luci rosse’. Credo sia possibile una discussione con gli enti locali. Il tema più difficile invece sarà però quello sugli orari, un tema delicatissimo di razionalità e buon senso.
L’ultima questione è legata alla dignità del settore. Occorre puntare sul vostro ruolo di imprenditori e al passaggio dalle attuali awp alle nuove macchine. Questa sfida comporta una evoluzione tecnologica che porterà l’Italia ad essere protagonista in queste nuove tecnologie. Questa è una occasione che dobbiamo cogliere sia a livello industriale che organizzativo.
Contratti tipo – Dobbiamo trovare una intesa anche per i gestori. Sulla rinegoziazione con i concessionari possiamo offrire dei contratti tipo per garantire anche la tutela degli operatori e della reciprocità. Il punto di equilibrio va trovato a tutela di tutta la filiera”.
(PressGiochi)