STS chiede rispetto, serietà e competenza

 

 

TS lo ha incontrato.

 

Un presidente che lavora in ricevitoria tutti i giorni: qual è secondo lei il problema più grave che i ricevitori
oggi devono affrontare?

 

«I problemi più pesanti sono redditività e liquidità. La crisi economica non ha risparmiato nessuno e la tassazione per noi è pesantissima, perché arriva intorno al 60% con uno spazio per guadagnare davvero minimo. A pesare tanto anche l’incertezza verso il futuro: c’è la concorrenza spietata della rete parallela da una parte e dall’altra la rivolta dei territori, degli enti locali che hanno emanato regole in conflitto con la normativa nazionale».

 

La categoria che rappresenta si sente tutelata dallo Stato per cui lavora?

 

«Vorremmo più rispetto, non siamo una categoria che fa danni. Solo qualche tempo fa la nostra categoria veniva considerata come determinante perché la vendita del gioco pubblico da parte nostra è l’unica ad essere legale e controllata. Noi siamo rappresentanti dello Stato sul territorio perché forniamo un servizio a favore dei cittadini. Sono perplesso quando la categoria viene attaccata da parte degli enti locali come se vendessimo morte. Abbiamo oneri, obblighi e regole severissime. Se violiamo il capitolato di concessione ci ritirano le licenze e chiudiamo i nostri negozi: rispondiamo a requisiti di affidabilità e onorabilità, e lo facciamo per conto dello Stato».

 

Qual è la linea “politica” che la sua presidenza proporrà?

 

«Per prima cosa farò di tutto perché ci sia un riconoscimento del ruolo dei ricevitori sia da parte dello Stato, sia da parte dei concessionari. Il passo successivo sarà quello di trovare con i concessionari e con altre associazioni di categoria un accordo per rispondere all’esigenza dei territori di risistemare il settore del gioco limitandone, dove possibile, la diffusione. Bisogna che ci mettiamo tutti seduti ad un tavolo per trovare soluzioni, per studiare le richieste di tutti e allo stesso tempo rimanere al centro di un sistema che rappresenta un settore industriale importante per il nostro Paese. Il settore del gioco è un’industria in cui viene investito denaro e bisognerebbe che la politica cominciasse ad immaginare che se perdesse quest’industria non ci sarebbero solo mancate entrate per l’Erario ma vi sarebbero anche un brusco calo degli investimenti delle aziende e un conseguente tracollo occupazionale. Anche le nostre piccole aziende hanno dei dipendenti e, se chiudessimo, in molti rimarrebbero senza lavoro. Al momento esistono regolamenti che colpiscono l’intero settore e non solo il comparto delle slot, questo danneggia molto il nostro lavoro».

 

Totoricevitorie e agenzie di scommesse: quale futuro dopo il tentativo di sistemare le cose con l’istituzione dei corner ippici e sportivi?

 

«I corner ippici sono il peggior fallimento del bando Bersani perché hanno lasciato inalterate le possibilità delle ricevitorie nell’offerta di giochi e così concorsi non più di grande appeal hanno subito la concorrenza delle scommesse a quota fissa. Oggi i corner ippici esistono solo sulla carta e sono allo stremo, fanno incassi inconsistenti e avrebbero bisogno di una seria attenzione. Tuttavia sono contrario ad una possibile trasformazione dei corner in agenzia. La scelta di avere un’altra attività nei nostri negozi rispetto all’offerta di gioco pubblico credo che sul lungo termine paghi e sia importante nel contrasto al gioco patologico. Nelle nostre attività possono entrare tutti, l’ambiente ha sempre la porta aperta, e rappresenta un disincentivo al giocatore compulsivo perché nei nostri locali si trova male, non può giocare dalla mattina alla sera, subirebbe un giudizio sociale. Proporrei, per il prossimo bando, di ampliare l’offerta dei corner ippici e, fondamentalmente, esorto a fare un bando inattaccabile, sistemando al contempo i problemi di distonia tra leggi statali e leggi regionali. In caso contrario immagino che il bando andrà deserto».

 

Qual è il ruolo delle slot nel fatturato di una ricevitoria tipo?

 

«Le slot machine fanno parte della ricevitoria come tutti gli altri giochi e hanno un peso sul fatturato. Togliere le slot significherebbe diminuire ulteriormente la redditività e non mi sembra che i ricevitori abbiano fatto la corsa a togliere le slot dai propri negozi mossi dalle promesse di sgravi fiscali da parte dei Comuni. Quello che dobbiamo sottolineare è che noi vendiamo gioco legale».

 

Come si colloca Sts nel grande dibattito sul contrasto alla ludopatia?

 

«Se c’è un problema di salute pubblica creato dal gioco noi siamo disponibili a parlarne ma abbiamo bisogno di studi scientifici seri e di numeri credibili. Se questa emergenza serve alla politica per finire sui giornali e si danno numeri casuali e inventati, allora noi non ci stiamo. Quando avremo numeri effettivi, affronteremo il problema in maniera pragmatica».

 

(TS/ Mara di Lecce)

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