Bruxelles: ecco l’intervento del vicedirettore delle Dogane e dei Monopoli Magistro al Cese

 

Ho letto con molta attenzione la bozza di parere del Comitato Sociale ed Economico Europeo, e, prima di formulare alcune osservazioni sul suo contenuto, vorrei brevemente presentare il contesto italiano. Poiché negli ultimi anni abbiamo regolamentato praticamente tutti i giochi on-line, affrontando via via tutti gli argomenti trattati nel parere, e raggiungendo l’obiettivo di recuperare gran parte del gioco illegale, penso che l’esperienza pratica italiana possa fornire elementi concreti e utili alla discussione di oggi.

 

Partiamo dalla dimensione del mercato italiano. Nel 2012 i ricavi lordi (o “gross gaming revenues”) per tutti i giochi regolamentati, on e off-line, sono stati di circa 17 miliardi di euro, e hanno portato allo Stato oltre 8 miliardi di euro in entrate fiscali. E’ immediatamente evidente quanto rilevante sia l’impatto di questo comparto sul bilancio pubblico.

 

C’è un primo elemento di attenzione. I ricavi lordi per il gioco on-line rappresentano in Italia, nonostante la maturità del nostro mercato, solo il 4,2% di quelli complessivi (700 milioni su 18 miliardi). A titolo informativo, il 90% dei ricavi lordi provengono da slot machines e lotterie, ovvero giochi c.d. “land-based”. E, se consideriamo le entrate fiscali, la percentuale per il gioco on-line scende al 2,2% delle entrate complessive (circa 200 milioni di euro). Questi dati evidenziano due aspetti interessanti relativi al gioco on-line. Primo, per poter rendere il prodotto legale competitivo con quello illegale, occorre adottare una tassazione ragionevole, e pertanto le entrate fiscali sono relativamente ridotte, sicuramente incomparabili con quelle derivanti dalle slot machines e dalle lotterie. Secondo aspetto, conseguenza del primo, non è regolamentando il gioco on-line che si possano risolvere i problemi di bilancio dello Stato. L’obiettivo della regolamentazione non può che essere quello della tutela dei consumatori, e non certo quello di conseguire maggiori entrate.

 

Sempre in ordine alla dimensione del mercato italiano, nel 2012, per la prima volta, si è verificata una diminuzione dei ricavi lordi rispetto all’anno precedente, di oltre il 3%, che ha riguardato tutti i giochi, quasi indistintamente. Tale diminuzione, non casualmente, corrisponde al calo della spesa in consumi delle famiglie italiane, conseguenza dell’attuale recessione economica. Il caso italiano dimostra come il noto luogo comune del carattere anti-ciclico dei giochi sia fondamentalmente errato.

 

Passiamo al gioco on-line. Dal 1999 a oggi è stato adottato un approccio graduale, con una progressiva regolamentazione dei giochi che i cittadini italiani già praticavano sui siti illegali. L’ultimo tassello è rappresentato dall’introduzione delle slot on-line, lo scorso dicembre. Con l’avvio di alcuni giochi minori, come il betting exchange e le scommesse su sport virtuali, nel corso di quest’anno, la gamma di giochi verrà finalmente completata. Contemporaneamente, in un mercato che evolve rapidamente, stiamo lavorando all’adeguamento della regolamentazione di alcuni giochi già esistenti, quali le scommesse e il bingo.

 

L’attuale framework regolatorio per i giochi online, introdotto con una legge nel 2009 e attuato nel luglio 2011, è il risultato di un lungo e costruttivo confronto con la Commissione Europea, mirato a rimuovere alcuni elementi del precedente impianto che erano incompatibili con il Trattato Europeo. Sono convinto che da questo confronto entrambi abbiamo imparato molto e il risultato è stato un nuovo sistema che ha dimostrato di funzionare bene sul campo. Oggi abbiamo oltre 200 licenziatari, di cui circa 50 stranieri, tra cui tutti i più grandi operatori internazionali, e che il 2 maggio 2010 la Commissione ha chiuso le due procedure di infrazione in tema di giochi on-line. L’Italia è stato così il primo paese su 10 con procedure aperte a risolvere il contenzioso comunitario.

 

Veniamo al parere del CESE. Anticipo subito che, come organo “tecnico” di uno Stato membro, riteniamo il suo contenuto e soprattutto i suoi obiettivi assolutamente condivisibili.

 

Il parere si riferisce alla Comunicazione della Commissione del 23 ottobre scorso, atto che è arrivato a seguito del lavoro degli Stati membri nel 2009 e 2010 presso il Consiglio dell’Unione Europea, cui ha partecipato la Commissione, della pubblicazione del Libro Verde nel marzo del 2011, dei cinque workshop preparatori organizzati dalla Commissione stessa sempre nel 2011 e, infine, della Risoluzione del Parlamento Europeo nel novembre del 2011. Vorrei sottolineare che, sin dal 2009, abbiamo sempre supportato attivamente la Commissione durante i lavori preparatori, e che abbiamo accolto con grande favore la pubblicazione e i contenuti della Comunicazione.

 

Il gioco on-line comincia a diffondersi in Europa nel 1998, e crediamo che dopo 15 anni di sviluppo incontrollato e soprattuto non coordinato tra gli Stati, nonostante il carattere evidentemente transfrontaliero di internet, sia davvero venuto il momento di adottare iniziative comuni a livello comunitario sugli aspetti che la Commissione ha correttamente individuato nella Comunicazione.

 

Come dicevo, riteniamo il parere del CESE ampiamente condivisibile, specialmente quando coglie, al punto 1.2, forse l’unico difetto della Comunicazione, ovvero la mancanza una presa di posizione netta nei confronti del gioco illegale, a partire dalla sua definizione. Definizione che, tra l’altro, per noi, è molto semplice: è illegale il gioco offerto da un operatore privo della licenza italiana. Possiamo cooperare, lavorare quanto vogliamo sull’individuazione di misure minime comuni, sulla prevenzione delle frodi, e via dicendo, ma se non tentiamo almeno di arginare tutto quel mondo che sfugge a qualsiasi regola, rischiamo di fallire proprio in quella che è la nostra principale missione, ovvero la protezione dei consumatori.

 

Allo stesso tempo, alla luce dei dati che ho descritto prima, penso che il parere enfatizzi troppo, al punto 1.4, l’importanza delle entrate fiscali nel gioco on-line. Lo ribadisco, il gioco on-line genera entrate solo marginali, e in ogni caso non è e non può essere questo l’obiettivo della regolamentazione, come tra l’altro la Corte di Giustizia europea ha più volte ribadito.

 

Sempre sulla scorta della nostra esperienza, vorrei dissentire anche sul punto 4.4.8, quando si afferma che la crisi attuale spinge sempre più persone a giocare on-line. Sono certo che sia vero esattamente il contrario. Indipendentemente dal rischio generale di gioco problematico o compulsivo, se diminuisce la disponibilità economica delle famiglie, anche la spesa per il gioco on-line, come ho mostrato, viene tagliata, come per tutti gli altri servizi di intrattenimento.

 

Non mi è possibile commentare nel dettaglio tutti i punti del parere, per il poco tempo a disposizione. Citerò solo due aspetti che reputo particolarmente qualificanti.

 

Primo. La cooperazione tra regolatori è indispensabile. Proprio giovedì scorso, ad esempio, ci siamo incontrati con Birgit, a Copenhagen, per un’intensa giornata di lavoro comune, davvero costruttiva, che ci ha portato a mettere in campo alcune iniziative operative che ci porteranno, in breve tempo, a migliorare le rispettive attività. Lo stesso sta accadendo regolarmente insieme alle autorità francese, inglese, spagnola, tedesca, portoghese, maltese, per citarne alcune.

 

Più in generale, troviamo estremamente positivo il lavoro della Commissione attraverso la costituzione e la conduzione dell’Expert Group, tanto che sottoscriviamo in pieno il punto 1.15 quando chiede di far evolvere questo gruppo in una struttura permanente.

 

Secondo. Siamo favorevoli all’adozione di misure vincolanti sugli aspetti indicati al punto 1.9, perché queste non potrebbero che essere le best practices individuate grazie a un lavoro di benchmarking dell’esperienza pratica di 30 Stati. Il carattere vincolante delle misure ci aiuterebbe soprattutto a sensibilizzare il livello politico e a farle passare velocemente anche nel nostro ordinamento.

 

Come regolatori nazionali di un mercato per sua natura internazionale, ci troviamo di fronte a un compito complesso, che non possiamo pensare di affrontare da soli. Finalmente, da qualche tempo, grazie soprattutto all’impulso dato dalla Commissione, stiamo parlando tra noi, e, condividendo i rispettivi successi ed errori, imparando moltissimo. La Comunicazione della Commissione e il parere del CESE, ne sono la dimostrazione, poiché, insieme, trattano tutti i punti su cui abbiamo fatto enormi passi avanti.

 

Si tratta ora, crediamo, di provare a consolidare questo lavoro comune nelle future iniziative della Commissione, in modo che quegli Stati che hanno ritenuto o riterranno opportuno regolamentare i rispettivi mercati ne possano beneficiare, assicurando, e torniamo all’obiettivo da cui siamo partiti, la migliora protezione dei consumatori possibile.”

 

(Agimeg/sb)

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