Minenna (dir. gen. ADM): “Con le normative comunali e regionali attuali l’80% delle sale giochi, sale scommesse e sale bingo non potrebbe essere messo a gara. Comuni e regioni dovrebbero partecipare al gettito erariale derivante dai giochi”
Questo vuol dire che non avere un offerta di gioco regolata non vuol dire che gli italiani non giochino ma che c’è il rischio che vadano a ricercare questo servizio in ambiti non regolati.
Cosa vuol dire questo? Sostanzialmente due cose.
Nel primo caso si va a partecipare ad attività che sono illecite con consapevolezza. Alcune ricerche svolte da autorevoli centri studi hanno evidenziato questa criticità, non solo nel gioco. C’è una partecipazione al gioco illegale che è consapevole, questo è grave perché chi svolge questa attività compie un reato. In altri casi però la partecipazione al gioco illegale è purtroppo conseguente alla capacità di questi soggetti che compiono degli illeciti di vestire legalmente l’attività illegale. Creare degli apparenti punti gioco autorizzati e regolati che in realtà non lo sono e che magari hanno una connessione di licenza online oppure si limitano ad intermediare un’offerta di gioco non nazionale o non regolata oppure falsificano gli scontrini con il logo dell’Agenzia. In questo caso il cittadino incorre in un’attività che sembra legale.
Durante la pandemia l’Agenzia è riuscita ad attivare un importante presidio di legalità con il Comitato di Prevenzione Repressione Gioco Illegale e Tutela dei Minori. Il COPREGI è uno strumento in cui l’Agenzia coordina i vertici delle forze di polizia sul territorio per azioni di contrasto alle illegalità”. E’ quanto ha detto il Direttore generale dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, Marcello Minenna in audizione nella Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico del Senato.
“Siamo riusciti poco prima dello scoppio della pandemia e della chiusura dei locali di gioco a riattivare con un regolamento firmato con i tre capi delle forze di polizia questo protocollo che ha consentito durante la pandemia la chiusura di oltre 200 sale illegali, a riprova che l’Italia era chiusa ma queste attività illegali proseguivano in oltre 100 comuni elevando multe per diversi milioni di euro. Le attività sono ancora in corso già in questo mese abbiamo pianificato altre attività con questo Comitato proprio per colpire questi giochi legalmente vestiti. Dal punto di vista della riforma, crediamo sia giusto riportare la regolamentazione in un modello di autorità. Dove l’agenzia sul gioco ha una funzione di amministrazione indipendente perché ha una vigilanza informativa, regolatoria, ispettiva e sanzionatoria ancorché con dei limiti. Questi ultimi sono conseguenti al fatto che si è verificata una stratificazione normativa, per via della disciplina concorrente regionale e comunale tale per cui ad esempio oggi l’80% dei punti gioco legali non potrebbe essere messo a gara. Quello che succede è che ogni semestre o ogni anno si è costretti a fare delle proroghe sull’operatività dei concessionari perché le gare non sono realizzabili perché mancherebbe l’oggetto della gara. La soluzione di non affrontare il problema porta semplicemente ad contenzioso amministrativo perché queste attività concessorie decadono magari e poi i nostri provvedimenti vengono impugnati di fronte al giudice amministrativo con soccombenza dell’Agenzia perché ci sono delle questioni di legge irrisolte e degli adempiti delle Amministrazioni dello Stato. Per cui alla fine il gioco prosegue secondo quelle che sono delle contrattualistiche o delle operatività che magari risiedono su accordi, contratti o definizioni normative che richiedono di volta in volta degli interventi su misura. Da quando sono Direttore Generale ho assistito a quattro/cinque di questi interventi normativi. L’industria porta legalmente 10 miliardi di entrate tributarie, ma abbiamo la sensazione che illegalmente ne porti altrettante.
L’esigenza di un testo unico sui giochi è collegato al fatto che la normativa è ormai troppo stratificata, sia a livello di disciplina Nazionale che riceve continue rettifiche guarda caso in occasione di provvedimenti generali. Dal punto di vista della legislazione concorrente bisogna trovare una soluzione. La nostra proposta è di far partecipare Regioni e Comuni al gettito erariale, utilizzare i soggetti che alla fine devono partecipare alla legalità di questo settore e al contrasto alla ludopatia. Utilizzare gli ippodromi come un punto di concentrazione di determinate attività è una regolamentazione di spazi segregati anche all’interno dei luoghi dove oggi invece c’è una distribuzione anche in spazi ridotti di macchinette o di Vlt, di possibilità di accesso al gioco secondo noi è anche un punto chiave per poter meglio governare il settore e distinguere poi le attività che vengono svolte da questi esercizi che sono aperti al pubblico. Poi ci sono una serie di proposte normative che abbiamo in diverse occasioni segnalato: lo schema di riordino, la creazione di un albo per gli operatori del gioco pubblico. E’ un settore che va vigilato e regolato dove l’illegalità va repressa o è un settore da cui lo Stato vuole solo prendere in maniera rapida del denaro? Se c’è bisogno di un albo per regolare questa riserva di attività, la risposta è una proposta di riforma che va nella direzione di un albo. Va affrontato il tema di svolgere queste gare in una maniera maggiormente strutturata, serve una preliminare proroga per gli attuali operatori. Anche l’accesso al gioco.
Nel gioco online abbiamo la perfetta identificazione del giocatore attraverso non solo un documento d’identità su questo si potrebbe fare qualcosa in più, la soluzione obiettivamente data dal decreto dignità della tessera sanitaria è insufficiente. Io sono per la vigilanza pro-attiva. Poi c’è il tema del gioco pubblico per i residenti all’estero, anche su questo bisogna risolvere il problema di alcuni pezzi di regolamentazione che risiedono su decretazione ministeriale che non vengono fatti e che consentono un arbitraggio operativo sul territorio della Repubblica. Così come la possibilità anche qui manca una decretazione ministeriale del blocco dei conti. Poi ci sono degli adeguamenti del Preu che servono per rendere funzionale il sistema. Inoltre, problema importante è il whistleblowing: che i soggetti, i cittadini, i concessionari non abbiano un percorso guidato e tutelato per segnalare una cosa illegale non va bene. Riguardo il gioco sicuro, noi abbiamo già nell’app pronta la sezione che consentirebbe al cittadino di verificare se quella Slot è collegata al sistema dell’Agenzia nel caso non lo fosse potrebbe semplicemente spingere un bottone e la App consentirebbe ai nostri funzionari di polizia giudiziaria di intervenire
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