21 anni fa il 6 al SuperEnalotto da 38 miliardi di lire, Zamparelli ad Agimeg: “Allora la vincita era una notizia gioiosa e coinvolgente, oggi abbiamo dimenticato che il gioco può essere anche divertimento”

"La ricevitoria dove veniva realizzata una vincita era, la sera stessa e nei giorni a seguire, al centro dell’attenzione mediatica, dei giornali e delle televisioni. E’ quello che successe a noi per tutta la settimana. Si trattava di uno di quegli avvenimenti che veniva seguito con attenzione dai mass-media, era una notizia positiva. In un telegiornale dove si parla sempre di cose negative, una vincita rappresentava la positività. Ricordo proprio il fatto di essere stato travolto dall’ondata mediatica, essere circondato da giornalisti, essere sulle prime pagine dei giornali. Per una persona che fa questo lavoro è sicuramente un’enorme soddisfazione."

"Quel sistema era un sistema di ricevitoria, la gioia era ancora più alta perché in qualche modo avevi contribuito alla fortuna e a far vincere a 50 persone una considerevole somma di denaro”. E' quanto ha raccontato ad Agimeg Emilio Zamparelli, nella sua ricevitoria a Benevento 21 anni fa è stato vinto un 6 al SuperEnalotto da 38 miliardi di lire. “In quel momento anche il giocatore era diverso, condivideva la gioia con gli altri. Ci sono stati giocatori che sono rimasti affezionati alla ricevitoria, continuando a frequentarla nel tempo. Questo è un grande ringraziamento. Quella sera, nel momento in cui la vincita divenne una pubblica notizia ricordo l’essere travolto dalla curiosità della gente e dei giornalisti.

Allora una vincita rappresentava un momento di condivisione, anche chi non aveva vinto aveva voglia di festeggiare e si sentiva in qualche modo partecipe della vincita. Nella sera in cui si vinceva nella ricevitoria si festeggiava con lo spumante, con festeggiamenti che coinvolgevano non solo i vincitori ma un’intera comunità. Questa era la bellezza del gioco che negli ultimi tempi è andata perduta. Da allora sono cambiate tante cose, 21 anni sono tanti”, ha aggiunto. “Anche la visione che si ha del gioco è mutata. Allora rappresentava un momento di divertimento e di svago, la vincita un momento di felicità. Oggi non si parla di gioco perchè in qualche modo rappresenta un argomento tabù, ignorato anche dai mass-media."

"Per cui oggi non si parla neanche delle vincite, una delle poche notizie positive che possono essere divulgate dai giornali. E’ cambiato il tempo, notevolmente, ed è un peccato”, ha continuato. “Ho condiviso la foto del TG2 dell’epoca più per dare un segnale che per la vincita. Oggi è impossibile ed impensabile vedere un’immagine del genere in un telegiornale. Volutamente si cerca di non dirlo. Allora era un momento di gioia che veniva condivisa. Anche il modo in cui i giornalisti davano la notizia della vincita era enfatizzato, era una notizia gioiosa."

"Sono passati 21 anni ma in realtà ci troviamo in due epoche diverse, in due modi diversi di intendere il gioco. Quei giocatori all’epoca avevano speso 20 mila lire, quindi una cifra irrisoria, ma avevano partecipato ad un sogno, un sogno divenuto poi realtà. Molte di quelle persone hanno avuto la fortuna di cambiare. Quindi il gioco fa anche cambiare vita, l’importante è non esagerare. Il problema non è quindi il gioco, ma il modo in cui il giocatore si approccia al gioco. Oggi esiste solamente l’equazione gioco uguale ludopatia, ma il gioco come divertimento o come tentare la sorte non viene più considerato o meglio ancora ignorato”, ha concluso.

cdn/AGIMEG

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