Astro scrive al Governo: "No a discriminazioni per le aziende di gioco"

"Ad esempio, la Regione Molise ha deciso, con delibera n. 115 del 30 marzo 2020, di concedere un sostegno, in termini di liquidità, alle imprese la cui attività è stata sospesa per effetto delle disposizioni volte a contenere il diffondersi dell’epidemia. Leggendo l’Allagato A del suddetto provvedimento regionale, abbiamo avuto modo di apprendere che le imprese del gioco restano escluse da tale beneficio, pur rientrando le loro attività tra quelle sospese per effetto delle vigenti norme emergenziali. La Regione Molise ha così deciso di abbandonare al loro destino le nostre imprese e i loro dipendenti."

"Abbiamo notizia che anche altre regioni stiano procedendo nella stessa maniera, addirittura giustificando espressamente l’esclusione sulla base di “motivi etici”, come se, in una moderna democrazia occidentale si potessero giustificare con tali motivi, per loro natura “soggettivi e nebulosi” (a differenza delle norme di legge) delle discriminazioni a scapito di soggetti che operano nella piena legalità. Segnaliamo quindi i suddetti casi alle Spett.li Autorità in indirizzo (per quanto di loro competenza) anche al fine di scongiurare l’ipotesi che essi possano rappresentare un pericoloso precedente nel contesto della complessiva gestione dell’emergenza economica conseguente all’epidemia da COVID-19."

"Le imprese autorizzate (mediante licenze rilasciate dalle autorità di pubblica sicurezza) all’offerta di gioco con vincita in denaro, sono infatti pienamente riconosciute, regolate e controllate dallo Stato, facendo addirittura parte di un settore di pertinenza pubblica, le cui attività lo Stato stesso esercita mediante concessionari pubblici che, a loro volta, si avvalgono degli altri soggetti (anch’essi svolgenti alcune funzioni di rilevanza pubblica), i quali, tutti insieme, compongono la filiera del gioco “pubblico” legale. Nel caso descritto, come in quelli analoghi che stiamo segnalando, si è quindi difronte ad interventi che, non solo discriminano imprese pienamente legali ma che addirittura operano per conto e sotto l’egida dello Stato, assicurandogli un gettito complessivo di circa 12 miliardi annui. Non si può neanche sorvolare sui riflessi occupazionali che deriverebbero dalla chiusura di queste imprese. Discriminazioni di tale natura esprimono perciò, implicitamente, anche l’insopportabile idea di una distinzione tra dipendenti di serie A e di serie B (pur essendo entrambi dipendenti di imprese legali), venendo riconosciuto solo ai primi il diritto di mantenere il proprio posto di lavoro."

"Come se, ad esempio, il mutuo o le rette degli asili non gravassero in ugual misura su tutti i lavoratori, ivi compresi quelli che prestano la loro attività per le imprese del gioco. La presente quindi per fare appello alle autorità governative affinché, in un momento del genere, facciano quanto necessario, nell’ambito dei loro poteri costituzionalmente riconosciuti dall’art. 120 della Costituzione, per evitare discriminazioni (con riferimento alle misure di sostegno alla ripresa economica) tra le diverse imprese che operano nella legalità: l’unico parametro che deve guidare la concessione di sussidi e benefici dovrebbe continuare ad essere rappresentato dal pregiudizio economico-occupazionale che la crisi sta cagionando all’intero settore economico legale".

Agimeg

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