“Libero” di sbagliare: ancora una volta pubblicati i dati non corretti sul mercato del gioco in Italia
Il gioco quindi, come spesa, non è assolutamente paragonabile all’alimentare.
Altro dato non valutato correttamente è quello relativo alla pericolosità del gioco online. Va ricordato prima di tutto che la spesa per il gioco online incide per appena il 7% sul totale del mercato del gioco in Italia. L’opera di legalizzazione del gioco online, iniziata dai Monopoli di Stato nel 2008 con il poker in modalità a torneo, ha permesso l’emersione e la regolarizzazione di un gioco che veniva comunque praticato in Italia ma senza tutele per il giocatore e nessuna entrata erariale. Non si è trattato quindi dell’introduzione di nuovi giochi ma piuttosto l’emersione di un sommerso.
Bisogna anche ricordare che per giocare online occorre registrarsi attraverso una procedura che dimostri la maggiore età. E va sottolineato che la ricerca presentata dall’Istituto Superiore della Sanità ad ottobre scorso ha indicato in circa 18,5 milioni le persone che hanno giocato almeno una volta nell’ultimo anno e quindi quasi la metà di quelle indicate invece da Libero.
(Agimeg/lp)