Legge Piemonte sul gioco torna alla Corte Costituzionale. Tribunale: "A Torino impossibile istallare una slot"

Per il giudice infatti la legge della Regione Piemonte sul gioco d'azzardo minaccia la libera impresa e "pone un problema di costituzionalità sotto vari profili". In sostanza, spiega la Stampa - secondo il giudice della Terza sezione civile del Tribunale di Torino Raffaella Bianco, che ha accolto le tesi dell'esercente - la lista dei luoghi sensibili sarebbe troppo estesa, e di fatto espellerebbe il gioco dalla città di Torino. La difesa "ha presentato una perizia da cui emerge che, applicando il distanziometro previsto dalla Regione, sul 99,3% del territorio urbano di Torino non è possibile installare macchinette da gioco. Il restante 0,7% non è utilizzabile: si tratta di spazi ridotti e frammentari che non consentono l'apertura di un locale". In  altre parole, scrive il giudice nella sua ordinanza,  "sul 100% il territorio non è possibile collocare apparecchi da gioco all'interno di attività aperte al pubblico".

E ancora, osserva ancora il giudice il Comune non ha contestato la perizia limitandosi a spiegare che la legge della Regione non richiede di mappare il territorio per misurarne gli effetti. Insomma, per Palazzo Civico va applicata senza valutarne gli effetti. Che in città sono chiarissimi: "Di fatto si è generato un sostanziale divieto di gestire macchinette da gioco, attività imprenditoriale consentita, sebbene da limitare e regolamentare a tutela di altri interessi costituzionali", argomenta l'ordinanza del Tribunale. "Il bilanciamento degli interessi costituzionali in gioco pare aver portato nel caso del Comune di Torino ad una totale negazione della possibilità costituzionalmente garantita di gestire un'attività imprenditoriale lecita".

 

(Agimeg/lp)

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