Dal Piemonte all'Emilia Romagna a Roma, quando la lotta al gioco diventa un assist per l'illegalità

A Torino e in altre città, infatti, gli internet point sono divenute delle vere e proprie sale scommesse. Gli agenti hanno infatti individuato nei mesi scorsi decine di locali che hanno favorito le scommesse clandestine. Un escamotage nato per aggirare la normativa regionale che limita l’ubicazione delle sale giochi e scommesse, fissando il distanziometro a 500 metri, 300 nei Comuni sotto i 5 mila abitanti, da luoghi ritenuti sensibili. Di fatto il 98,5 per cento del territorio di Torino e provincia è 'off limits' per il gioco. Questo ha portato ad un incremento del gioco illegale. ”È l’effetto espulsivo della norma. Con questo proibizionismo, abbiamo favorito l’illegalità”, ha sottolineato Luca Cassiani, consigliere regionale Pd.


Situazione analoga in Emilia Romagna, altra regione in prima linea contro il gioco. Anche qui edicole ed internet point si sono trasformati in centri scommesse abusivi, con macchinette illegali nascoste nei retrobottega dei bar e nei circoli privati. Nell’ultimo anno i militari della Guardia di Finanza di Bologna hanno eseguito decine di controlli per stanare il gioco d’azzardo illegale e oggi si trovano a lottare contro un paradosso: mentre le istituzioni combattono i rischi provocati dal gioco con gli strumenti più svariati – dalla decisione di ridurre le slot, agli orari part time di accensione degli apparecchi da intrattenimento – si rischia l’esplosione del sommerso. “Temiamo un ritorno al passato”, dice il maggiore della GdF Alessio Costagliola. "E’ probabile il ritorno delle bische clandestine, magari in locali in disuso. In autunno ci aspettiamo di trovarne”.


Anche nella Capitale la situazione non è migliore. Prima dell'estate è entrata in vigore l'ordinanza che prevede che i gestori delle sale della Capitale spengano le macchinette da mezzogiorno alle 18 e poi dalle 23 alla mattina alle 9 per scoraggiare l'afflusso di giocatori, ma i controlli languono. L'ordinanza senza un vero controllo capillare che blocchi gli abusi, anziché mettere ordine nel settore penalizza solo chi deve stare in regola. In ballo centinaia di posti di lavoro: senza gli incassi delle slot e con la contrazione degli orari di attività, gran parte del personale andrà a casa.

 

(Agimeg/lp)

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