Molto scalpore ha suscitato la vicenda di alcuni noti calciatori, titolari della Nazionale, rei di aver scommesso su partite di calcio usando dei siti di scommesse illegali. L’Autorità giudiziaria ha un quadro preciso dell’intera vicenda e i presunti responsabili hanno fatto pubblica ammenda e quindi c’è poco o nulla da aggiungere, eppure televisione e giornali continuano a parlarne. Perché? Beh, perché è l’occasione per puntare il dito contro il gioco – strumento di perdizione – e, per estensione, contro la filiera che lo veicola. Ma nel fare ciò, giornalisti e opinionisti commettono un errore tra i più comuni: fare di tutte le erbe un fascio.
Confondono cioè il gioco illegale – quello cui si sono rivolti i calciatori indagati – con quello pubblico, puntualmente disciplinato dalla legge e gestito da concessionari attraverso una rete di raccolta autorizzata.
Questa mancanza di distinzione fa sì che nessuno capisce che il vero problema è il gioco clandestino con tutti i suoi nefasti corollari: usura, ludopatia, débâcle finanziaria, crisi familiari.
Tutte cose che non lambiscono i giocatori sociali, frequentatori dei punti di raccolta legali dove l’ambiente e le modalità di gioco favoriscono, al contrario, una fruizione moderata e consapevole del gioco stesso.
Noi tabaccai-ricevitori lo diciamo da sempre: sebbene il rischio zero non esista, solo il gioco legale è in grado di tutelare i fruitori dalle numerose insidie che pullulano nei siti illegali.
È lì che quei giovani talenti del calcio sono stati contagiati dal virus del gioco, in quella terra di nessuno costituita dalle piattaforme di gioco on line clandestine, al di sopra della quale volteggiano avvoltoi-strozzini.
Basta dunque gettare discredito sul nostro settore e, in particolare, sulle nostre ricevitorie fisiche dove il presidio è assicurato da professionisti onesti e specificamente preparati.
31 ottobre 2023