Stile teatrale contro buon senso


Questa posizione si evince chiaramente dagli aggettivi riferiti allo Stato e agli operatori di gioco (definiti “biscazzieri”) dalla mancata distinzione tra gioco lecito e gioco d’azzardo (sono due cose diverse, come chiaramente precisato dal Tar Toscana, ma Stella parla di azzardo con riferimento alle entrate erariali derivanti dalla raccolta autorizzata), dall’identificazione – quanto mai audace – dei problemi “connessi” al gioco con la comparsa di numerosi “compro oro” nelle vicinanze dei punti di raccolta.


Senza entrare nel merito delle convinzioni personali del giornalista, osserviamo come, in tutto l’articolo, qualcosa di condivisibile c’è, anche se i principi di base divergono: quando vi si dice che “servono regole chiare”, approviamo in pieno.


Ma, ovviamente, non deve trattarsi di regole tese alla limitazione, che sfocia di fatto nell’espulsione, della nostra attività di ricevitori autorizzati.


Il continuo rinvio della trattazione della materia in sede di Conferenza Unificata non fa altro che alimentare l’ostilità nei confronti del gioco, con conseguenze dannose, forse irrimediabili, non solo sulla libertà dei cittadini ma anche sull’occupazione.


Lo ha capito il Presidente della Liguria, Giovanni Toti, secondo il quale la legge regionale che a partire dal 2 maggio prossimo bloccherà tutte le attività di raccolta “impedirebbe ai genovesi non di giocare d’azzardo, ma di pagare le bollette, di ricaricare il cellulare, e farebbe chiudere almeno 2.000 esercizi commerciali in regione”. Per fermare quella che ha definito una “furia ideologica contro il commercio ancor prima che contro il gioco d’azzardo”, Toti ha promesso ai tabaccai la proroga di un anno della vituperata norma.


Auspichiamo che le altre amministrazioni locali seguano il suo esempio e non si facciano sedurre, invece, dalla ribalta offerta dai media.

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