Tra demagogia e fame di soldi

E’ abbastanza consueto che all’indomani dell’entrata in vigore di una norma, i suoi destinatari vengano colti impreparati: ben lo sanno gli addetti ai controlli che puntano proprio su questi primi momenti di inesperienza per rastrellare soldi.

E’ questo, a ben guardare, il primo e, a nostro parere unico, effetto delle limitazioni orarie al funzionamento delle slot emanate dai Comuni. Ad accrescere il proprio livello non sono la prevenzione e il contrasto alla ludopatia bensì soltanto le casse comunali.

Ecco perché il suggerimento di un noto tg satirico di disattivare da remoto gli apparecchi durante gli orari di spegnimento, appare solamente provocatorio e populista anziché “geniale”, come lo si vuole far passare.

C’è davvero qualcuno convinto che un Sindaco abbia interesse a introdurre un sistema automatico di osservanza della legge rinunciando, per l’effetto, alle migliaia di euro che possono derivargli dall’accertamento delle violazioni?

E ancora: c’è davvero qualcuno che crede che pagare lo stipendio ai controllori costi di più di quanto i controlli rendano in termini di sanzioni?

Le risposte a queste domande, chiaramente retoriche, ci danno il senso dell’enorme produzione normativa degli Enti Locali in materia di restrizione all’offerta di gioco tramite apparecchi: essa serve soprattutto – se non esclusivamente – a tutt’altro che a salvaguardare la salute dei cittadini.

Del resto, il nostro ordinamento giuridico è pieno di norme che sfruttano la presa sull’opinione pubblica dei problemi piuttosto che risolverli.

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