Più che la crisi, potè il Sindaco
"Sono innumerevoli le aziende di ogni settore economico che, colpite irrimediabilmente dalla più grave crisi degli ultimi decenni, hanno chiuso i battenti.
Anche il comparto dei giochi, sebbene più al riparo di altri, non è stato esente da difficoltà; tuttavia, le chiusure e la conseguente perdita di posti di lavoro sembrano causate da fattori esterni alla crisi economica.
Nei territori che hanno deliberato provvedimenti restrittivi dell’offerta di gioco pubblico (orari limitati nell’accensione delle newslot, divieto di collocazione in prossimità di luoghi sensibili) si sono registrate criticità piuttosto preoccupanti. Alcune sale da gioco ed esercizi pubblici, per evitare il fallimento, hanno optato per il licenziamento di più dipendenti al fine di fronteggiare la diminuzione delle entrate.
Si tratta di una reazione inevitabile, a cui peraltro non ci si deve abituare. Infatti, se da una parte il taglio del personale permette la sopravvivenza della singola impresa, dall’altra alimenta il già gravissimo stato di disoccupazione del Paese. Il risultato è che i problemi aumentano anziché diminuire.
Non siamo qui a lanciare allarmismi ingiustificati, non vogliamo di certo passare per uccelli del malaugurio!
Ma non possiamo ignorare che il default di centinaia di aziende potrebbe essere uno scenario possibile, qualora lo Stato non attuasse un preciso piano nazionale mettendo fine alle battaglie personali e demagogiche contro il gioco legale ingaggiate dalle amministrazioni locali.
Ecco perché, arrivati a questo punto, una presa di posizione da parte del Governo assume il carattere d’urgenza".