Salerno, Zamparelli: l'impegno dei tabaccai contro il GAP
Ed è proprio in seno a tale Osservatorio, guidato dalla prof.ssa Ornella de Rosa, che si è tenuta una due giorni di studio e approfondimento GiocoByte, occasione che ha richiamato a Salerno molti esperti ed operatori del gioco per discutere del delicato momento che il settore sta attraversando. Tradizione da onorare e nuovi sviluppi tecnologici, questi i fili che animano il comparto, mentre sullo sfondo si ergono i lavori di un riordino del sistema, tanto decantato ma non ancora concretizzatosi.
Per STS, a Fisciano, era presente Emilio Zamparelli, vice Presidente Nazionale, che ha approfittato della tavola rotonda del 27 maggio per ricordare a tutti l’importanza della nostra categoria nell’ambito della raccolta del gioco. “Sono un tabaccaio e rappresento il sindacato che difende gli interessi di questo settore. Siamo la parte storica di questa industria. Nel 1946 partirono i primi giochi, e le prime ricevitorie furono proprio nelle tabaccherie.” Zamparelli porta anche un po’ di numeri per spiegare meglio il peso del nostro Sindacato: “Lavoriamo ed offriamo lavoro in 54.000 tabaccherie per 200.000 occupati, prevalentemente imprese familiari” e aggiunge: “Il settore viene dipinto spesso in malo modo e non si tiene conto della parte sana. I primi che non vogliamo che le persone si rovinino siamo noi del settore. La nostra categoria lavora seriamente per costruirci un futuro, e sulla dipendenza non si crea nulla”.
Zamparelli ha anche ricordato la rigida regolamentazione che controlla il settore, con un’agenzia pubblica, l’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli che, rivestendo il ruolo di ente regolatore, vigila affinché non ci sia la benché minima zona d’ombra nella gestione e offerta del gioco. Un impegno, quello dell’ADM e di tutte le forze dell’ordine, che garantisce peraltro anche importanti entrate erariali: “Viene spesso dimenticato che il settore crea ricchezza per lo Stato. Utilizzando il gioco, in senso lato, è come se il cittadino pagasse una tassa volontariamente. Giocare un euro non è un fatto negativo ma inseguire un sogno, e nel frattempo si acquista un prodotto come quello offerto da qualsiasi altro settore”.
Il vice Presidente di STS si è soffermato anche su un’analisi di come la tecnologia, specie nell’ultimo periodo, ha impattato sulle abitudini dei giocatori, basti pensare all’impennata vertiginosa del gioco a distanza:'Il gioco online si è rafforzato ed è cresciuto con la pandemia ma è un fenomeno che ha determinato conseguenze anche sulla socializzazione dei giocatori. Anni fa, il Totocalcio raccoglieva le persone a compilare le schedine e la domenica si passavano giornate insieme per sentire le partite alla radio; oggi i tempi sono cambiati, e negli anni di pandemia il cambio è stato anche più repentino. Gli strumenti tecnologici” osserva Zamparelli “aiutano lo sviluppo del settore, ci hanno resi senz’altro più autonomi di quanto non fossimo prima, ma nello stesso tempo, corriamo il rischio di essere troppo soli. Esattamente come quando eravamo in lockdown in piena pandemia.”
Ma sul punto Zamparelli non è eccessivamente critico: “Il gaming online è complementare e non fa da contraltare ad altre forme di gioco. Su alcuni prodotti le ricevitorie fisiche ancora dominano la raccolta con percentuali altissime. Insomma,” spiega il vice Presidente “anche se il futuro sarà sempre più digital, i due mondi conviveranno in maniera proficua”.
Il punto fisico, quindi, rimane fondamentale nell’offerta di gioco nel nostro Paese, anche come presidio di legalità sul territorio. E questo aspetto non è assolutamente da sottovalutare, specie vista l’esperienza della pandemia, quando l’illegale è cresciuto a dismisura.
“Abbiamo fatto un passo in avanti” osserva Emilio Zamparelli “togliendo i videopoker alla criminalità, ma certa ideologia paradossalmente non aiuta l’emersione del gioco non autorizzato. Pensiamo alle limitazioni al gioco: i distanziometri allontanano solo i problemi, mentre i limiti orari sono facilmente aggirabili anche con un semplice telefonino in mano.” Meglio una regolamentazione studiata e mirata, dunque, rispetto a un semplice e spicciolo proibizionismo: “La speranza” conclude il vice Presidente di STS “è che l’approccio alla regolamentazione del gioco, e al tanto attesto riordino del settore, sia razionale e non basato sull’emotività”.