La rete legale deve essere l'unica alternativa

Il fatto che in conseguenza delle operazioni di contrasto all’illegalità svolte in più di 50 capoluoghi di provincia siano state irrogate sanzioni pecuniarie per oltre un milione di euro, è una magra consolazione. Minenna ha infatti dichiarato che, secondo alcune stime, “il gioco illegale è paragonabile per volume al gioco legale” il quale sta peraltro subendo una progressiva diminuzione.

Insomma, se al momento c’è una sostanziale parità di volumi tra gioco legale e illegale, quest’ultimo, spalleggiato dal perdurare del lockdown, è pronto al sorpasso.

Sarebbe un problema nel problema che si ripercuoterebbe, vista la mancanza nel mercato nero di tutela dei giocatori, sull’efficacia delle attività di prevenzione dei disturbi da gioco d’azzardo.

Per affrontare le conseguenze drammatiche di questo preoccupante trend, il Direttore dell’ADM fornisce un suggerimento: tracciare il giocatore: “nel caso del gioco online abbiamo un preciso tracciamento del giocatore, in quello nelle sale, per questioni più etiche che di diritto, abbiamo un processo di tracciamento meno agevole. E questo porta a una difficoltà di contrasto dei giochi patologici”.

Sullo spunto fornito da Minenna (non nuovo, si parla da tanto tempo della carta d’identità dei giocatori) non si potrà sorvolare più a lungo di quanto non sia già stato fatto.

Siamo consapevoli che il tema vada indagato con razionalità tanto più in vista dei lavori diretti alla predisposizione di un testo unico sui giochi che dovrà essere capace di introdurre soluzioni convincenti sia a contrasto del mercato illegale sia in tema di prevenzione dei fenomeni di dipendenza da gioco.

Il risultato finale dovrà essere una legislazione che tutela al massimo grado la rete di raccolta legale rendendola l’unica alternativa possibile per chi voglia dedicarsi al gioco. Finché ciò non sarà realizzato, la macchina dell’offerta illegale non mancherà mai di carburante: per dirla con le parole conclusive del ragionamento del Direttore dell’Agenzia, “se l’italiano vuole giocare, gioca”.

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