Il blocco di slot e scommesse non è più sostenibile

Ma perché tanta attenzione verso questi ritrovamenti? A ben guardare, le ragioni sono essenzialmente due.

La prima: il ritorno alla normalità porta con sé molti rischi in termini di ripresa dei contagi. Conseguentemente, alla responsabilità individuale va affiancata una efficace attività di controllo.

La seconda: prodotti di gioco legale tra i più richiesti – scommesse sportive e slot – sono ancora bloccati e coloro che li offrono clandestinamente ne approfittano.

Lo abbiamo già detto e lo ribadiamo adesso: il gioco illegale e irregolare reca al comparto danni più gravi e duraturi dello stesso lockdown. E tanto più grave è la situazione in quei territori che hanno fermato il gioco tramite apparecchi ben prima dello scoppio della pandemia.

In Piemonte, tanto per ricollegarci al sequestro citato all’inizio, l’offerta di gioco illegale si è perfezionata, specializzandosi in congegni automatici, nel corso di quattro anni, tanti ne sono passati dall’emanazione della Legge Regionale che ha bandito le slot dall’intero territorio. Coloro che offrono gioco illegale, singolarmente o sotto forma di organizzazione, hanno quindi anni – non settimane, non mesi – di vantaggio sulla rete legale che faticosamente sta riprendendosi.

Uno stato di cose che suggerisce una riflessione profonda sull’inopportunità di perseverare in provvedimenti oltremodo restrittivi.

Impariamo dalla Campania o dalla Calabria dove la scelta di consentire gli apparecchi legali, segnatamente presso le tabaccherie, è la risposta più diretta al mercato nero del gioco. E non si tardi a revocare il blocco di newslot e scommesse presso i punti autorizzati. Proprio oggi, abbiamo provveduto a trasmettere una richiesta in tal senso al Direttore dell’ADM, Marcello Minenna.

Il virus può essere contenuto seguendo le regole dettate dallo Stato. Il gioco illegale anche.

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