Fuoco sul gioco legale
Lo hanno sottolineato Acadi e Sistema Gioco Italia nelle audizioni svolte di fronte alle Commissioni XI Lavoro e XII Affari Sociali della Camera e lo rimarcano Federazione Italiana Tabaccai e Sindacato Totoricevitori Sportivi nella memoria presentata alle medesime commissioni riunite in vista della discussione in aula per la conversione in legge del Decreto sul Reddito di Cittadinanza.
Che il sistema non sia in grado di sostenere la continua e sempre più pesante pressione fiscale è cosa nota da tempo e gli effetti sull’economia reale si iniziano a vedere attraverso la dolorosa lente dei licenziamenti e delle riduzioni degli investimenti.
Nonostante tutto, c’è chi non riesce a intravedere neanche lontanamente lo scenario apocalittico che si sta profilando all’orizzonte, anzi pensa che il comparto dei giochi abbia ancora risorse da vendere.
Se ci fosse una visione oggettiva della situazione, scevra dalle farneticazioni populiste di chi evoca ancora più tasse per il settore del gioco, si riuscirebbe nell’intento di valorizzare un comparto economico piuttosto che affossarlo.
Un comparto capace di generare un gettito erariale per oltre 10 miliardi l’anno, pari al 2,2% del gettito erariale complessivo e allo 0,9 del Prodotto Interno Lordo nazionale.
Con questi numeri, e in presenza di una perdurante crisi economica, perseveriamo ancora nel tartassare il gioco legale? Vogliamo davvero mettere fine a tutto questo, condannando i giocatori a vagare nella landa incontrollata dell’offerta illegale?
Se possiamo sorvolare sulle posizioni di singoli rappresentanti delle istituzioni, lo stesso non possiamo fare a proposito dell’orientamento del governo e del legislatore nazionale ai quali chiediamo di abbandonare la tendenza proibizionista che ostacola oltremodo lo svolgimento di un’attività economica legale.
Diversamente, il nostro datore di lavoro (lo Stato) si trasformerebbe nel nostro peggior nemico.